Le radici della democrazia

Le radici della democrazia

Il volume cerca di rispondere a tre domande: quale eredità ha lasciato il pensiero del mondo cattolico nell’elaborazione dei princìpi costituzionali?; come interloquirono tra loro le varie anime del mondo cattolico?; perché i gesuiti di Civiltà Cattolica sono stati indirettamente coinvolti nella formazione della Costituzione?

La finalità del lavoro e la domanda sul “perché”, sono invece sintetizzate da un passaggio di un discorso al Senato di don Luigi Sturzo del 27 giugno 1957:

«La Costituzione è il fondamento della Repubblica democratica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal parlamento, se è manomessa dai partiti, se non entra nella coscienza nazionale, anche attraverso l’insegnamento e l’educazione scolastica e post-scolastica, verrà a mancare il terreno sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà».

È stata studiata dunque quella che è, a giudizio di molti, un’«esperienza morale condivisa», esplorando ed addentrandoci in quel «terreno – per dirla con le parole di don Sturzo – su cui sono sorte le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà».

La guerra era da poco terminata, la persona umana era stata umiliata, le ideologie erano totalizzanti e asserventi, le pressioni internazionali dopo il referendum del 1946 erano forti, eppure il lavoro svolto dai 556 deputati costituenti, che iniziò il 25 giugno 1946 e terminò il 22 dicembre 1947, giorno dell’approvazione della Costituzione italiana, riuscì a mettere le basi per costruire il Paese sia a livello materiale sia a livello spirituale.

In questa cornice storica c’è stato un punto fermo: i costituenti scelsero di comprendere la democrazia non solamente come una serie di regole e procedure ma come un “valore morale”, che aiuta il “cittadino” a diventare “persona” (essere in relazione con e per gli altri) e definisce un orizzonte di cammino per lo sviluppo del Paese.

La metodologia del lavoro ha reso necessario lo studio dei verbali della Costituente, la lettura della bibliografia sull’argomento, gli articoli dei padri della Civiltà Cattolica dal 1945 al 1947, i verbali delle consulte, le fonti dell’archivio della rivista, e le fonti di parte ecclesiastica già pubblicate e studiate dal prof. Giovanni Sale.

Per entrare nei contenuti della tesi abbiamo tenuto accesa una domanda che sta a cuore alla teologia morale: la Costituzione italiana si fonda su princìpi inviolabili o su valori in evoluzione?

Nel primo capitolo la ricerca cerca di comprendere le ragioni di come il variegato mondo cattolico si è preparato e qual è stato il contributo specifico in Assemblea costituente quando ebbe come interlocutori la cultura liberale e quella comunista.

Le due grandi intuizioni sono state anzitutto quella di scegliere “la persona umana” come valore, intorno a cui costruire alcuni principi fondamentali per proteggerla e custodirla. Poi quella di strutturare e articolare la vita della società civile sugli enti intermedi per far crescere la persona e la democrazia. Il gruppo dei cattolici concorsero a costruire i tre livelli su cui si basa la democrazia italiana.

Della “democrazia rappresentativa” e dell’ingegneria costituzionale – voto, buona formulazione delle leggi, la loro cogenza, la loro applicazione, ecc. – se ne occupò il Presidente De Gasperi e i suoi collaboratori.

Della democrazia economica, in cui tra lo Stato e il mercato il mondo cattolico pensò “lo stato sociale”, se ne occupò la III Sottocommissione in particolare l’on. Fanfani.

La tesi si concentra, invece, sull’ultima dimensione della democrazia, quella partecipativa, che ha richiesto un “patto sociale” tra i partecipanti, ha dato luogo al nascere di soggetti sociali come ad una nuova idea di famiglia, il nascere delle fondazioni, lo sviluppo delle associazioni, le chiese, la scuola, i sindacati, le imprese, le cooperative, ecc.

Il lavoro della I sottocommissione su questo punto ci ha portato a concludere che la vera salute della democrazia è data anzitutto dalla salute degli enti intermedi.

Per poter fare questa operazione sulla formazione della democrazia e sui princìpi che l’avrebbero dovuta reggere, il mondo cattolico ha investito in formazione. Una formazione lunga, faticosa e clandestina che si basava su una fiducia nell’uomo nonostante le atrocità della guerra. Il male non poteva essere vinto con altro male, ma solo attraverso il bene.

Da una lettura attenta dei verbali della Costituente è possibile desumere che le tappe della formazione dei costituenti cattolici che ricorrono nei loro discorsi sono state tre: il Radiomessaggio del Natale 1942 e quello del Natale 1944 di Pio XII; la redazione del Codice di Camaldoli del 1943; la linea politica emersa dalla XIX Settimana sociale dei cattolici italiani, dedicata al tema «Costituzione e Costituente» svoltasi a Firenze nel 1945.

Pio XII aveva a cuore due grandi temi[1]: la dignità umana  (1942) e l’idea di democrazia (1944). Ma c’è di più. La Chiesa per la prima volta riconosceva la democrazia (cfr. pensiero di Leone XIII e di Pio XI) come forma di governo privilegiata senza condannare le altre se queste avevano il bene comune come orizzonte dei loro progetti.

Il Codice di Camaldoli iniziato alla fine del luglio 1943 e terminato nella primavera del 1945 a Roma, oltre ad ispirare intere parti della Costituzione, motivò l’impegno di molti costituenti cattolici sul valore morale assoluto per il Vangelo, quello di dare la vita per gli altri: “I singoli sono tenuti a sacrificare se stessi anche fino a rimettervi la propria terrena esistenza, quando fosse necessario per il bene generale della comunità”[2]. Innovativo fu anche l’approccio induttivo di lettura della storia.


[1] Nel 1942 Pio XII indicò un programma basato su cinque punti da realizzare «alla luce della fede e della ragione»: promozione della dignità e dei diritti della persona umana; difesa dell’unità sociale e in particolare della famiglia; dignità e prerogative del lavoro; reintegrazione dell’ordinamento giuridico; concezione dello Stato secondo lo spirito cristiano. riconosca a ogni cittadino il diritto di esprimere «il proprio parere sui doveri e i sacrifici che gli vengono imposti» senza costringerlo «a ubbidire senza essere prima ascoltato».

[2] I sette nuclei fondamentale del Codice sono: Lo Stato, la famiglia, l’educazione, il lavoro, la destinazione e la proprietà dei beni materiali (produzione e scambio), l’attività economica pubblica, la vita internazionale.

Continua…

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