La coscienza morale: la grammatica comune tra credenti e non credenti

La coscienza, che è tra i riferimenti più richiamati per interpretare i cambiamenti culturali e storici del nostro tempo, occupa un posto centrale nella riflessione morale cristiana . Il Concilio Vaticano II dedica al tema un testo che invita il credente a coltivarla come luogo di ascolto, di giudizio, di scelta e di incontro con la voce dello Spirito. «L’uomo — leggiamo in Gaudium et spes n. 16 — ha una legge scritta da Dio dentro il suo cuore; obbedire [ad essa] è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità».

È grazie a questa grammatica comune che «nella fedeltà alla coscienza — aggiunge la Gaudium et spesi cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi morali, che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale» (n. 16).

La categoria della coscienza viene citata 20 volte nell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco ed è spesso stata evocata dai padri sinodali per parlare di amore e di famiglia.
Eppure, la cultura contemporanea sembra avere svuotato il significato antropologico di coscienza e «il senso di obbligazione» verso gli imperativi della coscienza stessa, in particolare verso quelle «voci» che richiamano a scelte più impegnative e onerose in senso morale: la voce divina che risuona nel segreto, l’ascolto intimo, il giudizio, un «Tu» con cui dialogare, l’obbedienza sincera al comando interiore «fa’ questo, evita quest’altro», la responsabilità verso l’altro. Invece, il Magistero della Chiesa ribadisce il significato di coscienza morale per integrare la verità e la libertà, la legge e la responsabilità, l’autorità e l’obbedienza che, dal latino obaudire, significa ascoltare davanti all’Altro.

È proprio la coscienza morale, infatti, a porre all’uomo alcune domande radicali e ineludibili:

– Come devo comportarmi?
– In che modo distinguere le voci di bene e quelle di male radicate nel cuore?
– Chi sono chiamato ad essere?
– Come amare autenticamente?


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Sono queste le domande a cui cerco di rispondere nello studio in uscita La coscienza morale e l’amore umano

Ecco un estratto pubblicato da L’Osservatore Romano Coscienza e amore umano

Qui riporto la sintesi di un altro articolo sulla coscienza che potrebbe essere utile a quanti vogliono approfondire il tema: La coscienza morale Presentazione a cura di Maurizio Padovan (1)

 

The Second Vatican Council invites the believer to cultivate their conscience as a place of listening, of judgment, of choice, and of encounter with the voice of the Holy Spirit. Believers and non-believers consider the conscience a «common grammar» through which they listen so as to understand themselves. Recently the category of conscience has been evoked by the synodal fathers when talking about love and family, and has been used by Pope Francis in Amoris laetitia. The care and education of the «moral conscience» permits us to discover the meaning of love, which for the Scripture is about saying «here I am», rather than «I love you». Obedience to this «here I am» is faithfulness to the voices that resonate in our conscience. Hence the actuality of Saint Augustine’s invitation: «Return to your conscience, question it».

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