Pietro Favre, il gesuita amato da Papa Francesco

Pietro Favre
Il modello di gesuita secondo Papa Francesco

Pietro Favre (o Fabro) è stato proclamato santo il 17 dicembre 2013 da Papa Francesco che ha così ufficialmente canonizzato uno dei primi compagni di Sant’Ignazio, estendendone il culto alla Chiesa universale.

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In molti, inclusi coloro che conoscono la spiritualità ignaziana, si sono chiesti chi è stato e cosa ha fatto questo gesuita. Eppure, come abbiamo avuto modo di scrivere nei due precedenti volumi sulla vita di Sant’Ignazio di Loyola e di San Francesco Saverio editi in questa collana, anche lui è da considerare un “uomo ponte” dei cambiamenti culturali del Cinquecento che traghettarono il Medioevo nell’Età Moderna. Certo, il Favre non è stato un primo violino come altri gesuiti suoi contemporanei, ma proprio per avere scelto di suonare nascosto dietro le quinte è diventato il modello del “prete riformato” su cui Papa Francesco sta basando la riforma della Chiesa.

Il Favre, forse senza esserne consapevole, è diventato per molti storici “il pellegrino della controriforma”. La sua intuizione è grande: intuisce che sta vivendo un tempo in cui per capire l’uomo bisogna dilatare i propri spazi e i propri luoghi di appartenenza; ai problemi nuovi della Chiesa, attaccata da Lutero e da Erasmo, sceglie di non dare risposte vecchie. Intuisce che per riformare la Chiesa dall’interno c’è una strada sola: riformare il cuore di chi la governa.

La sua vita, lontana dai clamori e dalla fama, non cessa di stupire soprattutto quanti non credono.

Tra il Favre e Papa Francesco, è stato scritto, esistono “non poche affinità elettive e convergenze di pensiero”. Il Favre, gesuita della prima ora, il primo compagno di Ignazio di Loyola alla Sorbona, il primo sacerdote dell’allora nascente Compagnia di Gesù, è anche considerato uno dei precursori dell’ecumenismo.

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Il precursore dell’ecumenismo

Per quali motivi il Favre viene definito il precursore dell’ecumenismo? Anzitutto per una ragione non scontata: prega per i fratelli separati e non ha paura ad incontrarli. In alcune sue lettere racconta di pregare per l’Imperatore, il re di Francia e quello d’Inghilterra, per Lutero, Solimano, Bucero e Melantone: “Perché su di loro grava il giudizio di molti”. In una lettera del 27 dicembre 1540 confessa che avrebbe voluto incontrare Melantone, ma gli viene negato il permesso. C’è poi una seconda ragione per poter formare interlocutori credibili all’interno della Chiesa Favre rassicura e rinforza i cattolici attraverso visite, confessioni, conversazioni, prediche e l’amministrazione dei sacramenti.
La sua lettera più preziosa rimane quella del 7 marzo 1546 nella quale risponde al Laínez che gli chiedeva come comportarsi con i protestanti. Il primo consiglio che gli dà è quello di avere molta carità con i protestanti e di amarli sul serio. Il secondo: conquistarli, perché ci amino, il che si ottiene conversando familiarmente con loro di cose comuni a noi e a loro, evitando qualsiasi discussione. In terzo luogo, con i protestanti è meglio cercare di muovere la loro volontà, che indottrinare le loro intelligenze. Seguono poi altri consigli: indurli ai buoni costumi perché spesso gli errori dottrinali nascono da cattive condotte; aiutare le persone prima a correggere i vizi morali e solamente dopo i punti della dottrina; mostrare la gioia di essere cattolici con l’esempio prima che attraverso i principi esortarli all’amore delle opere buone e dare forza alle persone che non credono più per fiacchezza o per distrazione. E aggiunge: i mali non si radicano nell’intelletto “quanto nei piedi e nelle mani dell’anima e del corpo”. Straordinarie le parole conclusive della sua lettera: “Gesù Cristo, redentore di tutti, ti accompagni col suo Spirito Santo, poiché egli sa bene che la sua parola scritta non basta”.
In mezzo ai protestanti non fa apostolato diretto, nessun sermone, nessuna disputa, nessun libro polemico. Aveva chiaro che in Germania un cattolico dubbioso o vacillante poteva rimanere nella Chiesa solamente attraverso la santità di vita e lo spirito di sacrificio. Era questo il programma di controriforma del Favre: aiutare gli altri a cambiare il proprio stile di vita.
Qualche anno dopo la sua morte i gesuiti cambieranno strategia per contrastare l’espansione dei protestanti: potenzieranno l’insegnamento orale e scritto della dottrina e la fondazione dei Collegi; un argine straordinario è rappresentato dal catechismo del Canisio, discepolo del Favre.
San Pietro Canisio lo ricorda così: “So bene quante fatiche costò gettare avanti fino ad oggi quello che ha iniziato il nostro santo padre Pietro Favre”. Se i territori di Ratisbona, Spira, Magonza e Colonia sono rimasti a maggioranza cattolica lo si deve al suo apostolato.
C’è di più. Dalle fonti emerge una particolare strategia del Favre: investiva tempo verso quelle persone che una volta convertite potevano moltiplicare il frutto: vescovi, decani di cattedrali, teologi, studenti delle università, ma frequentava anche le persone semplici e ammalate, che visitava all’ospedale. Dialogava perfino con i banditi. Il suo modo di fare impressiona anche Francesco Borgia ed è stato decisivo per farlo convincere ad entrare nella Compagnia di Gesù.
***

Sant’Ignazio scrive di lui: “È uno che fa sgorgare acqua dalla roccia”, indicandolo come la guida spirituale più efficace fra i suoi per “il dono di condurre le anime a Dio”; sperava anche diventasse il suo successore. Ma a soli 40 anni, dopo aver attraversato mezza Europa – si calcola abbia percorso circa 15.000 km in sette anni (circa 15.000 km) –, il Favre muore tra le braccia di Sant’Ignazio in una piccola stanza di Piazza del Gesù a Roma.

È il 1° agosto 1546 verso mezzogiorno. Si presume venga sepolto nella cappella della Madonna della Strada e successivamente traslato in una tomba comune nella chiesa del Gesù a Roma.

Favre

Chi è stato dunque Pedro Favre? Quali caratteristiche aveva? Cosa può dire un gesuita del Cinquecento alla Chiesa del terzo Millennio, ai preti e ai laici? Perché Papa Francesco è rimasto affascinato dalla riforma di Chiesa che aveva nel cuore il Favre?


Il volumetto è di sole 48 pagine, 50 foto a sole € 3,50

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1 comment

  1. 1

    Riporto questa frase che ci offre la Chiave di Volta o meglio, La Chiave di Svolta per la nostra Europa in questo momento storico:
    ” Il Favre, forse senza esserne consapevole, è diventato per molti storici “il pellegrino della controriforma”. La sua intuizione è grande: intuisce che sta vivendo un tempo in cui per capire l’uomo bisogna dilatare i propri spazi e i propri luoghi di appartenenza; ai problemi nuovi della Chiesa, attaccata da Lutero e da Erasmo, sceglie di non dare risposte vecchie. Intuisce che per riformare la Chiesa dall’interno c’è una strada sola: riformare il cuore di chi la governa.”
    Questo principio vale sia per la Chiesa ma anche per la Società in generale e per ogni Comunità, compresa la Comunità Europea (Unione Europea) … l’Europa. Come Europei, come Popoli Uniti d’Europa, non possiamo che assumere una Consapevolezza della Urgenza di Rilanciare uno Spirito Unificante uscendo dal guardarci l’ombellico ed aprendoci ad Orizzonti ben più ampi e da Altezze ben maggiori rispetto a quelle in cui oggi ci troviamo impantanati!!! Ecco il Senso della Proposta Politica “L’EUROPA ABBRACCIA L’AFRICA, dall’Italia alla Presidenza UE” che vede l’impegno morale di Maria Romana De Gasperi e del Comitato Collegamento Cattolici per una Nuova Civiltà dell’Amore! Solo uscendo da noi stessi ritroveremo noi stessi! La SOLIDARIETA’ diviene quindi occasione di SOLIDALITA’ e di SOLIDITA’!!!
    Chiediamo quindi a San Pietro Favre la Sua Intercessione e la Sua Guida Spirituale … per Essere COMUNITA’ DI GESU’ viva, vivente e vivificante … cioè CHIESA e PRIMIZIA per una SOCIETA’ INTERAMENTE ed INTEGRALMENTE “RIGENERATA”.
    Grazie padre Francesco per gli stimoli che ci offri con questi inviti alla Riflessione. Serve un pizzico in più di “condivisione” e di “partecipazione” … di “compartecipazione” da parte di noi che riceviamo il messaggio comunicato. Ci siamo? Siamo presenti? O rimaniamo nascosti? Certo è importante “rimanere in Cenacolo” … ma ad un certo punto dovrà pure irrompere Lo Spirito Santo per disintegrare tutte le barriere che ci impediscono di Estendere la Forza dell’Amore Trasformante e di farla aumentare dentro ciascuno di noi e dentro le nostre Comunità.
    Sia un tempo di CONDIVISIONE assidua e concorde per Annunciare al Mondo La Gioia della Fede in Cristo Vivo e Vero nella “nostra” COMUNIONE VIVA, VIVENTE e VIVIFICANTE … Cristo è già morto una volta e per tutte e continuerà a morire laddove non vi è COMUNIONE VIVA VIVENTE e VIVIFICANTE. La Comunione non un fatto ideologico nè un feticcio ma è LA VIA, LA VERITA’, LA VITA, … E’ GESU’ PRESENTE ed ETERNAMENTE VIVENTE. Rispondiamo quindi alla Sua FIDUCIA nel lasciarci con il Pane Spezzato nelle nostre mani … un PANE DI VITA da CONDIVIDERE per Ritrovare noi stessi!!!
    Buona continuazione di Quaresima.
    Giuseppe

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