Il discernimento dei gesuiti (XII regola). “La parola sorge dal silenzio e al silenzio ritorna”

l nemico si comporta come la donna che diventa debole davanti alla forza e forte davanti alla dolcezza. Infatti, come è proprio della donna che litiga con qualche uomo perdersi d’animo e fuggire quando l’uomo le mostra il viso duro, – mentre al contrario, se l’uomo comincia a fuggire e a perdersi d’animo, l’ira, la vendetta e la ferocia della donna sono molto grandi e smisurate -; così è proprio del nemico indebolirsi, perdersi d’animo e indietreggiare con le tentazioni quando la persona che si esercita nelle cose spirituali si oppone con fermezza alle sue tentazioni, facendo in modo diametralmente opposto. Ma se, al contrario, la persona che si esercita comincia ad avere timore o a perdersi d’animo nel fronteggiare le tentazioni, non c’è sulla faccia della terra bestia più feroce del nemico della natura umana che persegua con maggiore malizia il proprio dannato intento (E.S. n. 325).

 

E’ innegabile. Nel cammino spirituale si ascoltano delle voci interiori che cercano in ogni modo di bloccarti soprattutto quando senti di poter vivere serenamente, anche con poco, avendo un equilibrio che attrae gli altri e ti fa essere una persona bella.

In situazioni di questo genere non è l’invidia altrui ad attaccarti ma iniziamo ad essere confudownload (1)si da alcune voci interiori.

Queste sono le voci che Sant’Ignazio chiama “del nemico”.

In realtà per spiegare questa dinamica interiore, il fondatore dei Gesuiti usa qui un’immagine fuori moda che faceva parte della sua cultura. Ma c’è del vero in questa dinamica che spiega anche se, invece della donna, ci mettiamo l’uomo di oggi nel pieno della crisi antropologica che vive. Nel palco del cuore di ciascuno ci sono voci e luci diverse. Vanno sapute ascoltare e distinguere.

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L’unica forza che hanno queste voci per convincermi di cambiare (peggiorare!) è esattamente quella che io gli permetto: “La mia paura e la mia incertezza – scrive p. Fausti – sono l’inizio della sua forza, in particolare è la paura della morte che permette al nemico di illuderci pensando che ci stia regalando vita vera!”.

È per questo che in casi così bisogna ritornare ad essere “monaci nella città” per distinguere il silenzio che genera la parola vera dai rumori: “Esiste un silenzio che è un elemento primordiale sul quale la parola scivola e si muove, come il cigno sull’acqua. Per ascoltare con profitto una parola, conviene creare dapprima in noi stessi questo lago immobile…. La parola sorge dal silenzio, e al silenzio ritorna”. (Jean Guitton, La Solitude et le silence).

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In fondo la vita spirituale vera si fonda su una promessa: “Non temere”. Non su “avrai successo”, “sarai bravo” o  “diventerai famoso”. Queste sono le parole del nemico che ti vuole fare perdere. È tipico dell’uomo famoso non riconoscersi e non riuscire ad incontrarsi.

È per questo che bisogna usare fermezza e non essere ambigui. Nella vita di relazione è meglio sbagliare da sinceri che pensare di rimanere nel giusto e farlo pensare sapendo però di mentire.

È nella fermezza delle proprie scelte e decisioni che il male scappa. È, invece, nell’ambiguità di situazioni portate avanti tra il chiaro scuro della vita che invece siamo confusi e attaccati.

Da Maria in poi il nemico si vince con una promessa: “non temere”. Poi il “non temere” a Giuseppe… fino al “non temete” dopo la Sua risurrezione a quegli undici uomini impauriti e confusi, un piccolo nucleo di donne fedeli, che lo hanno seguito per tre anni ma che non hanno capito molto anche se lo hanno molto amato e non lo dimenticheranno.

Per questa memoria bisogna avere fede, vale a dire la capacità di fidarsi e affidarsi. Per vincere il male e non farsi del male va riconosciuta e chiamata per nome la paura che ti pone innanzi il male che temi.

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Quando dunque senti paure, non nasconderle e non nasconderti; sarebbe peggio. In questi momenti bisogna essere decisi e dirsi dei no o dei sì chiari. Se vacilli il nemico ti vince.

Invece di restare ipnotizzato davanti agli inganni del nemico, affidati al Signore Dio della vita e digli come il salmista “nelle tue mani è la mia vita, anche il mio cuore riposa al sicuro”. È l’unica via per uscirne.

Anzi fuori dalla metafora: nella vita spirituale si può vivere solo in due modi o da liberi o da schiavi.

cigno

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2 Comments

  1. 1

    Sullo zerbino della mia porta di casa, per anni, è venuto a rifugiarsi per la notte e per la pioggia,un gatto del quartiere. La mattina, uscendo con i miei figli piccoli diretti a scuola,lo scavalcavamo contenti, perchè ci aveva “eletto”! Poi, se ne andava libero ma,l’insegnamento per i miei figli (e per me)è stato splendido, di reciproco calore…Ad un certo punto ha cominciato a ringraziare a modo suo : un topolino morto, lucertole, lische di pesce. Mi disperava,e lo dico ridendo, ma che dovevo fare? Lo accettavo, capendo che dalla natura mi stava arrivando una piccola e grande ennesima lezione : LE VIRTU’ dell’AMORE non sono mai facili da vivere. Anche quando le realtà sono minime, quasi insulse, c’è sempre un fio da pagare, mi dico, figuriamoci la nostra e altrui Salvezza!! Mi piace il numero 7, sono i doni dello SPIRITO SANTO e, il “Vieni o santo spirito”,è la mia quotidiana, preferita preghiera,insegnatami da mia Madre mentre moriva….e avevo 17 anni. Non temo.

  2. 2

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