Il discernimento dei gesuiti (VII regola). La forza del male è la suggestione

Quando sei nella desolazione, considera come il Signore ti lascia nella prova, affidato alle tue forze naturali, perché tu resista. Puoi farlo, con l’aiuto divino che ti resta sempre, sebbene tu non lo senta chiaramente: il Signore ti ha sottratto la sua consolazione, ma ti lascia sempre la sua grazia per combattere efficacemente il male (Esercizi Spirituali, n. 320).

desolazione

Anche questa è un’altra delle regole scritte da Ignazio di Loyola che spiegano cosa fare quando sono nella desolazione, quando tutto va male e non riesco a muovermi a livello interiore e spirituale. Devo anzitutto pensare che i grandi temporali finiscono. È una legge della natura. Questo atteggiamento interiore ti darà forza per attendere. È difficile convincersi della Sua fedeltà se teniamo come metro di giudizio le nostre infedeltà. Nella Scrittura ci sono molti passaggi che evocano questo stato interiore.

La forza del male è la sua suggestione che plagia e influenza. Anzi se arriva a farti pensare che non ce la fai, rischierai di crederlo davvero.
Quando ti sta per vincere ricorda che il male e Dio non sono due opposti. Dio è Dio, il male è una creatura andata a male. Il punto è che se ti volgi al male resti incantato come dal serpente e rimani bloccato dal suo veleno. Perché? Semplicemente a buon prezzo offre più piacere (apparente). Ma ti fa rimanere blocca e pure rintontito, i giovani direbbero: un rincoglionito!!!

La tentazione è una prova. La parola greca peîra, da cui peiràzo (tentare), significa prova, tentativo, esperimento, quindi esperienza e conoscenza. Deriva da peìro, che significa attraversare da parte a parte con una punta, e ha la stessa radice di sperimentare, esperienza, esperto, pericolo, perito: è trovare il guado insperato, passare l’inguadabile.
Scrive il gesuita Silvano Fausti: solo attraversando la desolazione farai “esperienza” e diventerai “esperto” e “perito”, superando il “pericolo” di “perire”.

albero e luce

La stessa desolazione sarà l’occasione per convertirti e per essere realista, non siamo super man, conoscere i propri limiti è radici di immortalità per l’umiltà che ne consegue e ti permette di affidarti a Dio.

Ogni esperienza comporta una certa fatica. La fatica non è una disfunzione o un errore: è semplice mancanza di allenamento. Invece di lamentarti, affrontala. L’abitudine ti allenerà, fino a darti il piacere di agire senza sforzo. Abbi quindi fiducia nella lotta: vedrai che ti irrobustisce spiritualmente.

Nel suo commento a questa regola, Silvano Fausti cita una storia zen che racconta di un grande guerriero giapponese, di nome Nobunaga, il quale decise di attaccare il nemico sebbene il suo esercito fosse numericamente solo un decimo di quello avversario. Era sicuro che avrebbe vinto, ma i suoi soldati erano dubbiosi. Durante la marcia si fermò a un tempio scintoista e disse ai suoi uomini: “Dopo aver visitato il tempio, butterò una moneta. Se viene testa vinceremo, se viene croce perderemo. Siamo nelle mani del destino”.
Nobunaga entrò nel tempio e pregò in silenzio. Uscì e gettò una moneta. Venne testa. I suoi soldati erano così impazienti di battersi che vinsero la battaglia senza difficoltà. “Nessuno può cambiare il destino”, disse a Nobunaga il suo aiutante dopo la battaglia. “No davvero”, rispose Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su tutte e due le facce.

E così anche la nostra moneta disegnata e voluta da Dio ha sempre solo “testa”, “da quando Lui ha preso su di sé la croce anche mia”.

Un’ultimo dettaglio. Attenzione a quello che per te è la preghiera. Se male intesa potrebbe farti perdere e darti l’impressione che è la fonte della desolazione. “Noi abbiamo della preghiera un concetto oltremodo restrittivo: come di un campo chiuso, al riparo dai problemi del mondo, e il cui isolamento va custodito, inibendo l’ingresso ad ogni distrazione. Ritengo invece che non esista l’ambito della preghiera perché la preghiera è senza limiti: è un modo di essere e di vivere nella luce di Dio nel quale entra, a pieno diritto e dovere, ogni interesse della vita. Potremmo dire che la preghiera è l’ambito della distrazione, se con il termine intendiamo non lo svagare dissipante ma l’ingresso e il coinvolgimento della realtà a tutti i livelli. La preghiera è un certo modo di vivere le cose (…)” (A. Zarri).

Ultima cosa. Un conto è tuffarsi nella vita da vita immersi nella disperazione e governati dal male, ben altra dimensione è lanciarsi con la fiducia che è il Signore ad accompagna. “Avvicinatevi all’orlo” disse. Abbiamo paura “risposero”. “Avvicinatevi” disse. Si avvicinarono. Lui li spinse … ed essi volarono. (Guillaume Apollinaire).

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1 comment

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    GRAZIE prima di tutto per tutto : Umiltà nel porgere, forza dei contenuti e molto di piu’. Con me, le verità riguardo al male, sfondano una porta aperta, vivo infatti con il suddetto, una staordinaria reciprocità della mia vita : mi odia perchè io lo odio! Non si camuffa difatti e gioca a carte scoperte, che dire… non gli è riuscito di non FARMI NASCERE e molti altri cavalli di battaglia che gli piacciono tanto!! Ho imparato fin da bambina a chiedere pregando, ma questa formidabile protezione non mi ha evitato una “mitragliata di prove”. Il mio esercizio è stato ed è : perdonare.
    Io vado in fissa con la VERITA’, anche nelle minime cose, perchè ho dovuto subirne troppo, troppo l’assenza, per l’azione del re della menzogna . Il non vero sarà scritto anche sulla mia lapide..ah ah ma da qui ad allora…………..si attacca.
    Grazie ancora
    Isabella

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