Le promesse non mantenute della democrazia secondo Bobbio

bobbioSecondo Norberto Bobbio su quali condizioni si deve basare la democrazia per non fallire il suo fine?
Bobbio risponde rimandando ad un impegno etico, quello di rimediare alle sei «promesse non mantenute» della democrazia:
1) l’individuo sovrano è spodestato dalla società pluralista: «protagonisti sono diventati i gruppi, le associazioni, le grandi organizzazioni, i sindacati e i partiti e sempre di meno gli individui»;
2)  la rivincita degli interessi di parte su quelli politici;
3) la persistenza delle oligarchie;
4) lo spazio limitato: «Quando si vuole conoscere se ci sia stato uno sviluppo della democrazia in un dato paese si dovrebbe andare a vedere se sia aumentato non il numero di coloro che hanno il diritto di partecipare alle decisioni che li riguardano ma gli spazi in cui possono esercitare questo diritto»;
5) il potere invisibile, che Bobbio definisce il «cripto governo», quello fatto dalla «presenza di forze politiche eversive che agiscono in ombra e hanno contati coi servizi segreti o che per lo meno non sono ostacolati da questi ultimi»;
6) il cittadino non educato, vittima dell’apatia politica, del disinteresse, e responsabile del voto di scambio e dell’astensionismo.

Insomma, per il dibattito sulle riforme costituzionale è urgente anche conoscere il pensiero del padre della tradizione italiana liberale del Novecento, Norberto Bobbio. Il suo richiamo a nutrire lo Stato di diritto basato sulla ricerca della pace, i diritti umana e una democrazia matura, è rivolto agli uomini miti e capaci di dialogo.
Nella sua teoria laica di Stato, che si radica in una concezione iniziale personalistica, la prospettiva cristiana è chiamata a interrogarsi e a confrontarsi. Quest’ultima a differenza del liberalismo, che prende le mosse dalla libertà individuale, si fonda sull’uguaglianza, infatti il potere deve appartenere non ad uno solo o a pochi, ma a tutti i cittadini. La sovranità, cioè il potere di dettar leggi e di farle eseguire, risiede nella collettività. Ecco la differenza tra liberalismo e la democrazia ispirata dal cattolicesimo: mentre il liberalismo tende a proteggere i diritti civili, come la libertà di pensiero e di stampa, la seconda concezione si ispira alla difesa dei diritti politici che trovano espressione nel diritto di partecipare direttamente o indirettamente alla gestione della cosa pubblica.

Ecco cosa scrive il filosofo nella voce “libertà” dell’enciclopedia Treccani “La libertà è il valore supremo dell’individuo rispetto al tutto, mentre la giustizia è il bene supremo del tutto in quanto composto di parti. In altre parole, la libertà è il bene individuale per eccellenza e la giustizia è il bene sociale per eccellenza. Volendo coniugare i due valori supremi del vivere civile, l’espressione più corretta è < libertà e giustizia> anziché <libertà ed uguaglianza>, dal momento che l’eguaglianza non è di per se stessa un valore ma è tale soltanto in quanto sia una condizione necessaria, se pur non sufficiente, di quell’armonia del tutto, di quell’ordine delle parti, di quell’equilibrio interno di un sistema che merita il nome di <giusto>.

Una delle eredità che Bobbio lascia, soprattutto alle giovani generazioni, è quella di portare a compimento la democrazia matura: «quella forma di governo in cui anche le ultime fortezze del potere invisibile sono state espugnate e il potere, come la natura, non ha più segreti per l’uomo» [1].

Ma non è finita qui. La democrazia attiene anche alla qualità dell’amicizia e degli affetti che si vivono nella vita. Nel suo testamento Bobbio scrive: “Non ho trovato le soddisfazioni più durature della mia vita dai frutti del mio lavoro, nonostante gli onori, i premi, i pubblici riconoscimenti ricevuti, graditi ma non ambiti e richiesti. Le ho tratte dalla mia vita di relazione, dai maestri che mi hanno educato, dalle persone che ho amato e mi hanno amato, da tutti coloro che mi sono sempre stati vicini e ora mi accompagnano nell’ultimo tratto di strada”.

Ecco le sue parole che ci consegna come un testamento pieno d’oro: “Non ho trovato le soddisfazioni più durature della mia vita dai frutti del mio lavoro, nonostante gli onori, i premi, i pubblici riconoscimenti ricevuti, graditi ma non ambiti e richiesti. Le ho tratte dalla mia vita di relazione, dai maestri che mi hanno educato, dalle persone che ho amato e mi hanno amato, da tutti coloro che mi sono sempre stati vicini e ora mi accompagnano nell’ultimo tratto di strada” (N.Bobbio).

Vedi una breve bibliografia di RAI Storia “Un intellettuale militante”.

Per approfondire:
W. Magnoni, Persona e società: linee di etica sociale a partire da alcune provocazioni di Norberto Bobbio, Roma, Pontificio seminario lombardo, 2011, 362.
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