La giustizia rotta

Forse ieri, attraverso il video su Battisti, il ministro della Giustizia voleva scherzare e mostrarsi orgoglioso di come un Paese democratico riesca a trovare un suo latitante. 
Va però detto che in politica, come in generale nella vita, la forma è sostanza. 
Fermiamoci un attimo allora. Qui viene toccata la domanda più radicale di una società democratica: quale giustizia stiamo costruendo?

In questi ultimi anni, non ho solo scritto sul tema, ma sono entrato in molti carceri, incontrato giudici, avvocati, detenuti e vittime, pubblici ministeri e agenti penitenziari. La giustizia è come un vaso di cristallo, è preziosa e fragile. La sua costruzione (umana) è compito di tutti, si condanna il male e si recupera il reo come richiede l’art. 27 della Cost. 
Insomma senza voler fare prediche: la giustizia non può essere strumentalizzata, come ha ribadito l’Unione camere penali.

Il video del Ministro, come scrive Secchi è “Un filmato che è uno scempio del diritto. Siamo al tragico scatto del turista con la preda dopo il Safari”. E poi aggiunge: “Pensavamo di aver toccato il fondo ieri con lo spettacolo messo in piedi sulla pista dell’aeroporto di Ciampino, invece no, il ministro Bonafede ha preso la vanga e ha cominciato a scavare la tomba del diritto. Concentrato sulla buca che stava scavando, con uno specchio davanti per non perdersi di vista mentre è intento alla Grande Opera, non si è reso conto di quale torto la sua vanità stava facendo alle istituzioni, al paese che fu la culla del diritto. Lo squallido spettacolo che ha pubblicato si intitola ‘Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo!’. Ha ragione, questo scempio è indimenticabile”.

Forse il Ministro Bonafede scherzava o magari ha voluto sfruttare l’occasione per un po’ di pubblicità. Ma la giustizia si serve, non “ci” serve.

Anzi, al centro della nostra riflessione dovrebbe esserci come accompagnare il dolore delle vittime e dei famigliari offesi da Battisti, come ricostruire quella verità storica, quale pena affliggere che vada oltre la vendetta e ricostruisca la persona. Ma su tutto questo silenzio.

Se c’è qualche giovane che mi legge dico: se non riusce a farlo la mia generazioni, scommetteteci voi, ne va della nostra convivenza.

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