Terrore mediatico tra paura e cultura

Terrore mediatico Maggioni Monica

Monica Maggioni, presidente della Rai, nel volume Terrore mediatico consegna alla cultura contemporanea «un’istantanea» dell’attentato del 7 gennaio 2015 a Parigi.
Il volume però non si limita a essere una cronaca: è piuttosto una sorta di diario che custodisce la memoria storica di un «fatto simbolico» destinato a diventare un paradigma interpretativo di molti altri fatti. Simile al vaso di Pandora, esso svela le responsabilità e le conseguenze, per il giornalismo, di raccontare le ombre, la durezza e gli effetti del male e della guerra, ma libera anche la speranza di trasformare in cultura un nuovo modo di fare informazione su cui è urgente dibattere.

È lo sguardo sulla realtà che può rendere vera una notizia e affidabile un giornalista: «Non esiste una relazione causa/effetto tra fatti e notizie, nessun determinismo. Lo sappiamo benissimo. È una scelta girare la telecamera verso la folla o sul dettaglio del volto del potente che tiene il comizio […]; mettere una foto in cui il soggetto del nostro racconto è illuminato da una luce orribile, fa notizia in prima o in quindicesima pagina […]. Il nostro non è un lavoro neutro».

Partendo da qui ho cercato di rileggere il libro di M. Maggioni secondo tre direttrici: la non neutralità del giornalista davanti ai fatti; la lettura “secondo coscienza” che è il giornalista è sempre chiamato a fare, la capacità di illuminare le domande prima di dare risposte.

Leggi l’articolo.

terrore mediatico

In the volume, Terrore mediatico, Monica Maggioni, president of RAI, delivers to contemporary culture a «snapshot» of the attack on January 7, 2015 in Paris. The volume, however, is not limited to a report: it is rather a sort of diary which preserves the historical memory of a «symbolic gesture» destined to become a paradigm of interpretation of many other facts. Like Pandora’s box, it reveals the responsibilities and consequences, for journalism, to report from the shadows, the hardness and the effects of evil and war, but it also frees the hope of transforming culture in a new way to make information: an issue about which it is urgent to debate.

Terrore

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