La realtà è!

L’ufficio della pastorale sociale e del lavoro della Cei diretto da mons. Fabio Longoni ha riunito circa 50 rappresentanti provenienti da ogni parte del Paese per capire e sperimentare come servire meglio le persone travolte dalla crisi del lavoro o da un (mondo) sociale in continua evoluzione che tende a de-umanizzare i legami sociali.

E’ dalla lettura del contesto e da un profondo ascolto dei bisogni della gente che la Chiesa italiana e l’ufficio della pastorale sociale e del lavoro stanno ripensando il loro immergersi nel mondo per offrire un aiuto agli uomini e donne del nostro tempo.

Il direttore, Fabio Longoni, ha lanciato la suggestiva immagine del kintsugi che è l’arte giapponese di rimettere insieme i cocci con oro o argento quando qualcosa di prezioso si rompe. Mentre in Occidente ciò che si rompe si butta in Oriente si rimette insieme con ciò che si ha di più prezioso: l’oro!

È questa in sintesi l’icona della vita dell’uomo in relazione a Dio che rimette insieme i nostri pezzi rotti con l’oro del suo amore.

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Mauro Magatti sta ripensando il significato storico di nuovo umanesimo. E’ il sociologo, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che svolgerà l’introduzione introduttiva al Convegno di Firenze della Chiesa italiana su “Il nuovo umanesimo” a chiedere di recuperare la dimensione di una fede che si immerge in Dio, nell’altro e nella natura e che sappia coniugare conoscenza e amore… é questa dimensione esistenziale l’inizio per un nuovo umanesimo che inizia dalla concretezza dei bisogni per creare nuove forme istituenti di servizio.

La tesi è originale e stimolante ma non è nuova. Gli uomini e le donne del Cinquecento lo hanno elaborato prima di noi. Un mondo che cambia può essere compreso con gli affetti che illuminano la ragione e non con costrutti teorici che portano allo slogan del “consumo per il consumo”.

È la fede (mossa dall’amore) a interpellare la storia con la sua capacità creativa a permettere a noi, ai nostri figli, alle persone a cui vogliamo bene e alle nostre società di fare diventare una proposta concreta “incarnazione di amore per gli altri”.

Per questo secondo Papa Francesco non cessa di affermare che la realtà deve precedere l’idea.

Se ci collochiamo invece sul piano delle astrazioni la Chiesa italiana rischia di non uscire dalla crisi, aggiunge Magatti, al contrario se si fa provocare dagli “affetti”, vive cioè di compassione, e si fa interrogare dalla realtà concreta allora sarà possibile sperimentare vie nuove di testimonianze.

Per Magatti è urgente tenere insieme salvezza e desiderio per poter restituire al desiderio bussola della vita, quella profondità che solo la parola salvezza può dare. Un desiderio che mira ad avere come fine la propria salvezza e quella della storia. È dall’umanesimo della concretezza che possono ripartire nuovi processi.

Ne va di me, di noi, della nostra società, della nostra Chiesa… ma anche del nostro Paese e dell’Europa che stiamo fiaccamente costruendo.

“C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì, in maniera lodevole, di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se vuole davvero sopravvivere”. (Benedetto XVI).

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