Ricerca la rivista della Fuci compie 70 anni

Ricerca

La rivista Ricerca della Fuci compie 70, il primo numero è stato pubblicato il 25 aprile del 1945 e noi siamo qui per celebrare una “memoria vivente” di una rivista che ha costruito il tessuto culturale italiano, palestra di molte delle sue giovani penne che sono diventate protagoniste nella costruzione del Paese a livello professionale, accademico e politico. Per questo mi sento di ringraziare Cristina Renzi, la responsabile, i presidenti della Fuci Marianna e Marco, e p. Michele, l’assistenze nazionale.

In un panorama culturale profondamente cambiato, Ricerca ha ancora un senso? A partire da qui vorrei sottolineare tre punti.

fuci 2

Ricerca come rete, Ricerca nella Rete

Se prima la rivista era lo strumento di Rete dei fucini ed era l’unico mezzo che creava identità e formava nella sua palestra uomini e donne di cultura cristiana, oggi si trova immerso nel mare della Rete. Se prima rappresentava un cammino oggi è diventata bussola di navigazione che deve coesistere e vivere coesistendo con altri social.

La prima urgenza è quella di capire che una rivista vive solamente se “interpreta e contestualizza” le notizie e si pone nello scenario culturale come mezzo per ricostruire la memoria storica della vita politica ed ecclesiale.

  1. Cos’è mutato in questi ultimi 15 anni nel fare una rivista? Sono cambiate almeno cinque grandi condizioni: anzitutto è cambiato il contesto. I contesti sono sempre più settoriali, specialistici e delimitano il luogo in cui si comunica. Prima le Riviste, anche di letteratura o di cultura generale, erano molto più generali e si rivolgevano praticamente a tutti. Oggi il sapere è così settorializzato che la sfida è essere un filo rosso in cui i saperi si incontrino e si possano ascoltare. Nel Vangelo vede chi conosce interiormente… è capire che il contesto è profondamente cambiato. Sul piano nazionale per esempio abbiamo che molte persone celebrano la vita nei centri commerciali. In un suo recente Rapporto l’Università Cattolica afferma che 6 giovani su 10 vogliono partire mentre 6 milioni di italiani vivono in una situazione di povertà assoluta, nel 2007 erano 2,4 milioni. Nel contesto italiano è cresciuto esponenzialmente il divario tra i datori di lavoro e i lavoratori: nel 1960, prima della crisi, un manager guadagnava 4 volte più di un lavoratore; negli anni Settanta, ha iniziato a guadagnare 40 volte di più; nel 2000, invece, si è arrivati a stipendi 500 volte maggiori del salario medio della classe lavoratrice.
    Assistiamo anche alla perdita del patto generazionale tra giovani e adulti. Per quale motivo, per esempio, i responsabili di molti studi professionali, quando un giovane fa bene il suo lavoro, è responsabile ed ha superato un giusto periodo di prova e di tirocinio, viene retribuito da te con 500/600 euro?
  2. La vita di una rivista include la conversazione tra chi scrive e chi legge, cioè, mentre prima si faceva un articolo e con il punto finiva, oggi questo articolo dopo il punto inizia vivere, viene letto, alcuni pongono dubbi o domande, insomma c’è una dimensione di conversazione che prima non esisteva. Questo  comporta un doversi mettere in gioco, un esporsi perché altrimenti i ragazzi non  leggono più, l’uomo di cultura non è più inarrivabile.
  3. Un’ulteriore dimensione è quella che gli americani definiscono come curation ossia la cura di saper discernere gli articoli generativi da quelli vecchi e ripetitivi. Ma anche la cura della scrittura e dei temi.
  4. La quarta dimensione è quella della comunità, della community, dicono gli americani, in cui lo scrittore si rivolge ad una comunità nella quale ci si confronta e che lo aiuta a rilanciare e a diffondere i temi e i contenuti della sua Rivista sulla base dei rapporti di fiducia che si instaurano nella comunità. Chi è autoreferenziale è destinato a scomparire.
  5. L’ultima è la dimensione della collaborazione, della collaboration; gli assoli e/o i protagonismi di 10/15/20 anni fa oggi non funzionano più, è dunque necessario che all’interno della Rivista e tra Riviste simili si collabori e si lavori tutte verso una stessa direzione.  Occorre dunque tener conto del contesto, della comprensione della conversazione, della cura di quello che si fa, della comunità dove entrano i nostri testi e della collaborazione tra chi li fa.

Quattro principi

Quando chiesero a Churchill se fosse il caso di tagliare sulla cultura per affrontare i costi della guerra, il Premier inglese rispose che era proprio per difenderla che l’Inghilterra stava combattendo! Non si tagliano i costi della cultura là dove ci sono processi generativi che non hanno un valore ma che sono semi di vita nella cultura.
Una rivista oggi si può fare anche con poche risorse se includerete l’on-line ma deve assicurare contento. La parola segreta è garantire sempre “contenuto”.

Per fare una rivista dunque sono necessari almeno quattro principi.

  1. Il primo è un principio di responsabilità che significa che quando io scrivo devo calcolare le conseguenze del mio scrivere e cercare di essere veramente al servizio della cultura e non del potere o dell’editore, altrimenti, rischio di produrre danni umiliando le persone o dicendo cose che non sono vere.
  2. Il secondo è quello della credibilità che non è la forza di essere creduti ma quella di non essere mai falsificati! Se dovesse succedere anche una sola volta di essere falsificati è chiaro che chi ci legge non ci crederà più, si andrebbe ad incrinare un rapporto di fiducia che è basato sugli affetti e non solo sull’intelletto.
  3. C’è poi un’altra dimensione che è quella della preparazione rigorosa, noi oggi dobbiamo poter certificare la credibilità di ciò che scriviamo rispetto ad altre Riviste famosissime anche a livello cartaceo. Chi certifica? Occorre una catalogazione di diritti e di doveri a livello internazionale in modo che chi legge una fonte o una poesia sappia che è credibile. Occorre che la penna che scrive sia riconosciuta e riconoscibile da una comunità scientifica che l’ha accolto.
  4. L’ultima dimensione, che non va più di moda, è la forza di fare obiezione di coscienza quando il rapporto tra editore e scrittori e Rivista o investe davanti ai grandi temi li legge secondo il fondamento del nostro vivere sociale, politico, democratico e se volete anche di fede.

Come sapete le riviste nascono e muoiono, sono strumenti e non fini. La rivista dei gesuiti  Letture, per la quale la Compagnia preparava i suoi migliori uomini nel campo della Letteratura è stata ceduta egli anni Novanta ai Paolini che però  non sono riusciti a reggere il mercato e la qualità per tante ragioni e per una serie di congiunture storiche la Rivista è morta. A noi rimane però una domanda se una rivista ha una missione nella società,  Letture è stata come il seme che muore e ha lasciato il suo frutto?

L’altra rivista dei gesuiti italiani importante che ha vissuto una trasformazione interna è stata  Aggiornamenti Sociali, nata per servire un mondo, quello politico, sindacale, dell’associazionismo che si è profondamente modificato.

Poi rimane l’esperienza della Civiltà Cattolica, la Rivista più antica d’Italia, nata nel 1850 che ha una storia gloriosa. Era stata voluta da Pio IX allora esule a Gaeta. Il Pontefice voleva arginare gli attacchi alla Chiesa proprio attraverso una rete di riviste che in quegli anni sorsero in tutta Europa. Civiltà Cattolica è stata pensata in maniera rivoluzionaria, attraverso un modo di fare giornalismo militante, scritta in italiano attraverso un linguaggio curato, uno stile di scrittura proprio e con la scelta di temi che anticipassero il dibattito culturale sui grandi temi della cultura; tutto questo perché padre il primo direttore, il p. Curci voleva anticipare i tempi.

In genere i gesuiti della Civiltà Cattolica hanno una forma anglosassone di scrivere, nella prima parte presentiamo lo status quo dei problemi e di chi li porta senza dare giudizi. Nella seconda parte facciamo emergere  il giudizio valutativo distinguendoci così dalla grande stampa in cui nelle prime  righe  si valutano già opinioni, persone e fatti..

Per capire il futuro di Ricerca bisogna anche compredere come si sono sviluppate e sono cambiate nel tempo le riviste del Paolini e dei Dehoniani.

fuci1

Con lo sguardo verso l’avvenire

Ricerca deve riscrivere il pezzo di apertura della sua prima pubblicazione intitolato “Parliamo di noi”. Chi vogliamo essere oggi e cosa possiamo e dobbiamo dire?

Lo specifico che Ricerca può offrire è quella di continuare a creare una griglia di discernimento per far filtrare e leggere i problemi del mondo contemporaneo. Da una parte i principi costituzionali, dall’altra quelli della Dottrina sociale della Chiesa; da una parte la lettura ispirata dalla fede e dall’altra le necessità di leggere la realtà con principi di giustizia.

Ricerca nel nuovo contesto culturale e antropologico deve includere la comprensione di importanti temi: l’urgenza di ritrovare un nuovo patto tra le generazioni soprattutto in tema di lavoro; orientare sul tema dell’immigrazione; conoscere il pensiero postumanista che ha destrutturato l’idea di dignità umana e ci sfida a “umanizzare” la tecnica; riflettere sul modello di laicità nella politica e quale tipo di integrazione sarà possibile col mondo islamico; accompagnare il rapporto democrazia/vita che include l’ingegneria costituzionale ma si estende a interrogarsi sull’inizio, sul fine vita, sulla questione dell’identità, sul soggettivismo e il positivismo ecc.

Nel nostro tempo, Ricerca deve immergersi nelle reti sociali e “spezzarsi” nei nuovi media digitali, comunicare significa oltre a «trasmettere» notizie e ad approfondire i temi essere testimoni e «condividere» con altri visioni e idee. Benedetto XVI nel suo Messaggio per la 45 a Giornata Mondiale delle Comunicazioni lo descrive così: «quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali».

È nella rete di fiducia che vive e cresce in una comunità che offre la sua testimonianza nel mondo che Ricerca può continuare a svolgere il proprio ruolo di servizio. È il segreto che si nasconde nelle righe del primo editoriale della Civiltà Cattolica che vi voglio lasciare come condivisione: «Tra chi scrive e chi legge corre una comunicazione di pensieri e di affetti che tiene molto dell’amicizia, spesso giunge ad essere quasi una segreta intimità: soprattutto quando la lealtà da una parte e la fiducia dall’altra vengono a raffermarla».

Ad multos annos!!!

fuci 3

La relazione è stata tenuta al Senato, il 2 settembre 2015, in occasione del 70° anno di fondazione della rivista Ricerca della Fuci.

Facebooktwitterlinkedinmail

1 comment

  1. 1

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbe interessarti anche